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Com.In.4.0, a che punto siamo: seminario interregionale di approfondimento

Si è tenuto mercoledì primo marzo il seminario interregionale organizzato nell’ambito del progetto Com.In.4.0. – Competenze per l’integrazione, il quale si propone di consolidare meccanismi di governance multisettoriale, multilivello e multistakeholder che consentano di perseguire risultati stabili per il governo territoriale dei fenomeni legati alla presenza di migranti regolari sul territorio nazionale.

Giunto a una fase importante e vantando ben oltre sette anni di storicità, il progetto Com.In. rappresenta un patrimonio di cui tutti gli attori coinvolti possono disporre collettivamente. In costante aggiornamento sul tema e lieti di tornare a confrontarsi sullo stato di avanzamento delle attività, in numerosi si sono collegati dalle diverse regioni coinvolte dando vita a un ampio gruppo di lavoro.

Dinamiche diversificate hanno portato alla valorizzazione della dimensione locale delle policy e a un approccio organizzativo che ha ben incrociato la dimensione regionale, le politiche nazionali e quelle europee instaurando un’interazione profonda e una connessione diretta con la Commissione Europea.

Puntando fin da subito sul coinvolgimento dei diversi soggetti presenti sul territorio, si è giunti alla costruzione orizzontale di un sapere comune e collettivo che ha ulteriormente rafforzato i rapporti già esistenti tra i soggetti del pubblico e del privato.

Con l’intento di consolidare la capacitazione istituzionale e comunitaria si è puntato a rendere le comunità professionali regionali adeguate alle sfide costantemente poste in essere dal fenomeno migratorio in termini di conoscenza, competenza, strumenti e mezzi, sviluppando così un sistema di governance precedentemente collaudato nelle edizioni precedenti che mira a rafforzare le professionalità del personale della Pubblica Amministrazione.

In questa prospettiva, si sono unitamente implementate azioni di sistema volte a qualificare e standardizzare i servizi erogati a persone straniere, riconducendo l’offerta dei servizi di accoglienza e integrazione a una dimensione sistematica, coerente e organica, azioni volte a sviluppare una programmazione integrata secondo una logica di sistema e complementarietà, coordinando e integrando gli strumenti finanziari regionali, statali e comunitari disponibili e puntare al consolidamento delle azioni a livello locale privilegiando l’elaborazione di politiche di intervento dal basso che avvicinino politiche e risorse al cuore dei problemi e dei bisogni, costruendo attorno al sistema di capacitazione istituzionale percorsi che coltivino competenze e conoscenze.

Ad oggi i lavori sono in pieno svolgimento e i partner regionali, gli operatori e le operatrici collaborano accomunati dalla volontà di pianificare, sviluppare e potenziare azioni progettuali future, puntando a valorizzare le competenze e le esperienze raccolte a livello interregionale e supportandosi a vicenda nella costruzione di strategie per l’emersione e la presa in carico di persone vittime di sfruttamento lavorativo. Si stanno definendo strategie di intervento comuni e multilivello in grado di rafforzare la rete in continua costruzione.

Gianpietro Losapio, direttore di Nova Consorzio Nazionale, ha accolto i presenti dando il benvenuto ai giovani professionisti che si sono uniti al reticolo, affermando: «Ci siamo dati quest’appuntamento, ci ritroviamo questo pomeriggio per lavorare insieme all’interno di Com.In.4.0, cogliamo l’occasione che questi seminari interregionali ci offrono per fare il punto della situazione delle azioni di capacity building dalle quali sono partite tutte le attività di progetto. Un momento, questo, di raccordo e di connessione per le cinque regioni coinvolte».

A conferma di quanto detto, Antonio Tommasi della Regione Puglia, in apertura dei lavori, ha dichiarato: «Voglio confermare l’importanza di questo progetto e ciò che rappresenta per noi e per le regioni partner, trattandosi di un progetto complementare ad altre progettualità regionali sia della Puglia che delle altre regioni partner. In un momento in cui abbiamo grande necessità di azioni di supporto e di potenziamento delle strutture regionali, in una fase particolarmente importante, l’attività che viene posta in essere sarà essenziale per il prossimo periodo».

Angela Ventura, project manager, illustrando gli elementi caratterizzanti il progetto, ribadisce: «Siamo alla quarta edizione del progetto con questa volta capofila la Regione Puglia. Obiettivo del progetto è consolidare, in continuità con le edizioni Com.In.2 e 3, ed accompagnare le Regioni del Sud in questo rafforzamento ulteriore delle competenze e delle professionalità del personale delle pubbliche amministrazioni e degli stakeholder territoriali nella attuazione delle politiche di integrazione. Gli attori di lavoro locale sono stati coinvolti in percorsi di formazione specialistica con la possibilità di pianificare percorsi finalizzati alla elaborazione di documenti programmatici di medio periodo. È stato possibile definire Azioni Pilota che coniughino contrasto allo spopolamento e Piani di sviluppo locale e accoglienza. Con le piattaforme S.T.R.I.M. si è proceduto alla promozione di tecnostrutture regionali con competenze multidisciplinari, in grado di accrescere il potenziale di programmazione e realizzazione di interventi locali con focus su politiche migratorie avanzate».

Le piattaforme S.T.R.I.M., strutture tecniche regionali per l’Integrazione dei Migranti, sono state un’innovazione all’interno di questa edizione del progetto. A seconda delle necessità, il progetto garantisce a ciascuna regione una tecnostruttura regionale composta da esperti giuridico-amministrativi, esperti animatori di reti territoriali, esperti progettisti, di monitoraggio, di valutazione e rendicontazione. In ciascuna delle regioni si garantisce un supporto concreto alle politiche regionali sui temi delle migrazioni e dell’assistenza tecnica e specialistica all’eventuale definizione di nuovi dispositivi normativi e a eventuali nuove progettualità territoriali.

Giorgio Bisirri, esperto di fondi pubblici e progettazione, si inserisce nel dibattito, dichiarando: «Dobbiamo aver chiaro quali sono i campi su cui giocarci le nostre responsabilità e le possibili azioni di accompagnamento allo sviluppo di questi territori che sono sicuramente fragili. Il perimento all’interno del quale ci muoviamo è molto ampio e c’è una serie di tematiche eterogenee interconnesse».

In un clima di complicità e di intesa costruttiva, si sono susseguiti gli interventi delle singole regioni intente a condividere con il gruppo progettuale lo stato di avanzamento delle proprie attività.

Aprendo il momento di confronto, i referenti della Regione Basilicata hanno precisato che «per noi questo è un momento di snodo e di bilancio delle attività che abbiamo realizzato nella programmazione 2014-2020. Contestualmente stiamo lavorando alla nuova programmazione che si sta avviando in questi giorni. Mai come questo momento, dobbiamo meglio definire le modalità di accoglienza e favorire la cultura dell’inclusione sociale predisponendo interventi integrati in favore degli uomini e delle donne provenienti da Paesi terzi costruendo le condizioni per una permanenza stabile di questi cittadini che nella nostra regione concorrono in maniera considerevole alla crescita economica, soprattutto nel settore agricolo. Questi cittadini non devono essere un problema per i territori che li accolgono, devono essere un’opportunità, sviluppando in noi il principio della cultura multietnica e avviando un nuovo percorso di integrazione. In questa prospettiva la capacità amministrativa deve essere rafforzata e declinata in un potenziamento professionale delle persone che dobbiamo avere in regione e che si occupano di questi temi». Ed ancora: «Sullo sfondo di tendenze globali come urbanizzazione ed agglomerazione, i flussi migratori ed economici si stanno spostando anche verso le aree interne. Le regioni rurali non sono state, a nostro avviso, considerate per la formulazione di una governance della migrazione, pertanto le migrazioni verso le aree rurali e montane possono svolgere a nostro avviso un ruolo importante per le regioni rurali europee, contribuendo a rivitalizzare gli ambienti sociali ed economici locali».

La parola passa ai colleghi della Regione Calabria, i quali spiegano che «abbiamo costruito e soprattutto abbiamo forse acquisito la cosa principale, ossia la consapevolezza della forza che possiamo avere restando uniti. Lavorare insieme, come regioni del Sud, per far valere la nostra forza ed i principi che hanno ispirato l’impostazione del nostro lavoro che chiaramente risponde a quelli che sono gli obiettivi progettuali. Abbiamo voluto investire in conoscenza affinché venisse lasciata una traccia non solo di conoscenza ma anche di capacitazione istituzionale, che è proprio la finalità della linea d’azione. L’intervento che stiamo tentando di fare è di aiutare la capacitazione amministrativa, costruendo delle reti. Investire seriamente sul territorio significa creare le condizioni per tutti i cittadini, sia stranieri sia autoctoni. Creare le condizioni affinché ci si trovi sostanzialmente bene nel territorio dove si vive, con l’aspettativa di una crescita socioeconomica più ampia».

Le colleghe della Regione Campania hanno raccontato che «cosi come detto anche precedentemente, una delle chiavi di sviluppo del progetto è la complementarità con le altre programmazioni regionali. Nuovi interventi sono decollati per il rafforzamento della legalità, della sicurezza e della coesione sociale intersecando le potenzialità anche degli enti locali e dei servizi del welfare. L’azione principale che abbiamo svolto all’inizio è stata quella di comporre una profonda sinergia tra le varie unità operative della Regione Campania che si occupano sia dello sviluppo dei territori sia delle politiche migratorie. Tutto ciò è avvenuto consolidando l’esperienza delle edizioni precedenti, utilizzando una mappatura che era stata svolta per l’individuazione degli enti locali animandola attraverso una ricerca dinamica applicata nei territori delle aree interne e con una ricerca di campo che ha arricchito il contesto che già avevamo».

Lo staff della Regione Puglia ha alimentato il dibattito, raccontando che «la Puglia riconoscendo i diritti fondamentali della persona secondo i principi del pluralismo, delle culture e del reciproco rispetto, ha deciso in qualche modo di coinvolgere direttamente i cittadini e le cittadine nella redazione del nuovo piano regionale per le politiche per l’immigrazione. Di fatto questo processo di condivisione e partecipazione con i territori ha preso il nome proprio di mics, che è acronimo di immigrazione condivisa e sostenibile e si è svolto fondamentalmente attraverso un dibattito, un confronto su quattro macroaree tematiche precedentemente individuate, che sono quelle attinenti alle politiche del lavoro e della formazione, alle politiche della salute, alle politiche abitative e alle politiche di integrazione. In questo modo sono stati individuate delle linee di intervento e attività che vanno nella direzione della migliore integrazione della popolazione migrante residente in Puglia. Noi riteniamo che questa esperienza possa arricchire non soltanto gli attori istituzionali, ma ciascuna delle persone impegnate quotidianamente nei temi delle politiche di integrazione. Riteniamo che questa partecipazione, condivisa dal basso, rappresenti davvero lo strumento attraverso il quale creare nuove opportunità di intervento e di crescita per lo sviluppo regionale. Solo col potenziamento del modello di governance si può andare avanti, si può costruire una politica per l’accoglienza che raccolga frutti in prospettiva».

A chiusura del confronto, i referenti della Regione Sicilia hanno riportato che: «abbiamo attivato i gruppi di lavoro locali coinvolgendo sino ad oggi 281 persone provenienti dalla pubblica amministrazione e dagli enti del terzo settore. Ben otto anni di attività sulle spalle ci hanno portato ad occuparci di caporalato, di minori stranieri non accompagnati, di supporto ai centri per l’impiego, di formazione civico linguistica e di integrazione. Il primo lavoro che abbiamo fatto è provare a integrare le strategie, inserendo le politiche per l’immigrazione nelle strategie regionali. Mi preme mettere in evidenza la grande forza che noi abbiamo dato con le S.T.R.I.M. ai gruppi di lavoro locali. Abbiamo messo in evidenza in questo lavoro una mancanza, un buco presente nelle strategie nazionali e regionali e con le S.T.R.I.M. abbiamo messo a disposizione delle comunità locali delle risorse di esperti. Dovremmo, sulla base di questo progetto, tirar fuori delle raccomandazioni che siano il contributo che noi sigliamo come cinque regioni per l’attuazione di una programmazione regionale interregionale».

A termine dell’intenso pomeriggio di confronto, si è giunti alla consapevolezza che per dare un contributo tangibile allo sviluppo integrato del territorio è necessario trasferirsi riflessioni e spunti che possano essere utili nell’implementazione delle attività. Consci che fenomeni complessi richiedono l’elaborazione di risposte altrettanto complesse, che presuppongono profonda conoscenza degli aspetti che li determinano in un quadro di approccio multidimensionale e multifattoriale.

Risultano fondamentali in quest’ottica la raccolta e la salvaguardia del patrimonio delle conoscenze e dei saperi, l’ascolto e la raccolta dei dati e infine l’analisi delle pratiche esistenti e la valutazione condivisa in un’ampia accezione che favorisca l’attuazione di principi di sussidiarietà e il perseguimento dell’interesse generale, della tutela di beni comuni e della capacità di generare un cambiamento effettivo.

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