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La relazione del Garante dei Detenuti

La relazione del Garante dei Detenuti

Alcuni giorni fa è stata presentata la Relazione al Parlamento del Garante nazionale dei detenuti e le persone private della propria libertà, Mauro Palma, il quale ha successivamente rilasciato una intervista in cui esponeva i punti chiave della stessa, per chiarire eventuali dubbi.

I primi sei mesi dell’anno in corso sono stati profondamente segnati dall’emergenza sanitaria e da tutto ciò che essa ha comportato. Parte della Relazione, infatti, mette sotto i riflettori la situazione delle carceri italiane e, in generale, dei luoghi che limitano la libertà umana (RSA o CPR, per citarne alcuni), anche in relazione con i contagi pandemici. In questi luoghi sono stati eseguiti circa 7200 tamponi, tra detenuti ed operatori. È stata riscontrata una positività di poco più di 300 casi: circa 280 detenuti e 50 operatori.

I componenti del Collegio del Garante (Mauro Palma in primis, Emilia Rossi e Daniela De Robert) hanno visitato 70 di questi luoghi detentivi, sparsi in 15 regioni italiane, per poter meglio accertarsi delle realtà vissute. Fortunatamente, i dati riportano che le stime fatte all’inizio dell’emergenza non sono state neanche sfiorate e che, quindi, la situazione è stata abbastanza stabile e di facile gestione. Ma ciò non toglie che questi posti detentivi necessitano di alcune nette modifiche di gestione generale, perché persistono problematicità e difficoltà da risolvere.

Attualmente, nei penitenziari sono presenti circa 53.600 reclusi, circa 7000 in meno rispetto a febbraio 2020 dopo i vari provvedimenti alternativi per il Covid. Ma in questo stesso periodo, forse anche per la tensione vissuta e per la poca chiarezza sul proprio futuro e sulla propria libertà, vi sono state diverse proteste da parte dei detenuti o di reclusi in attesa di giudizio ed atti di autolesionismo in diversi centri, che hanno causato la morte di decine di persone.

Quindi, come spiega Mauro Palma, è assolutamente necessario operare un cambio di gestione dall’interno, che lo Stato prenda le proprie responsabilità e che si modifichino quei decreti sicurezza che riguardano i Centri di permanenza, da sempre posti di stallo sovraffollati in attesa di un giudizio che, nella maggior parte dei casi, è negativo.

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