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Lo sfruttamento in agricoltura: pratiche e azioni per riequilibrare la filiera agroalimentare

Lo sfruttamento in agricoltura: pratiche e azioni per riequilibrare la filiera agroalimentare

Martedì 22 novembre 2022 nella Sala Anziani del Palazzo d’Accursio di Bologna si è tenuto l’ultimo seminario di approfondimento sulle pratiche e azioni da implementare per riequilibrare la filiera agroalimentare da un punto di vista sociale e ambientale. La filiera agroalimentare racchiude l’insieme delle fasi, dalla raccolta alla produzione, che permettono ai prodotti di raggiungere i consumatori. Comprendere il valore dell’agricoltura nella sua dimensione strutturale e contrastare il fenomeno del caporalato resta l’obiettivo principale delle regioni coinvolte.

Maria Panariello, Ufficio Comunicazione e Campagne dell’associazione Terra!, in apertura dell’incontro ha esordito: «È nella vocazione di questa associazione prendersi cura di tutta la filiera, dalla grande distribuzione fino alle lavoratrici e lavoratori nei campi. Terra è una realtà nata 14 anni fa con l’ambizione di raccontare il caporalato non come un fenomeno di cronaca ma come la punta di un iceberg che riguarda tutti e non soltanto chi lavora nei campi. È un fenomeno che deve interrogare e responsabilizzare chi produce il cibo, chi lo distribuisce e chi ne parla. Nel settore primario si rintracciano tante criticità. Stiamo parlando di qualcosa che ovviamente riguarda tanti altri comparti lavorativi. Abbiamo imparato nel corso di questi anni che anche contesti virtuosi non sono estranei a fenomeni di caporalato e di irregolarità, costringendo i lavoratori a vivere in condizioni disumane e privando ovviamente queste persone dei diritti più basilari. Quando abbiamo iniziato il nostro lavoro con l’associazione Terra! erano gli anni in cui il pomodoro italiano all’estero non era ben visto perché veniva accostato al fenomeno del caporalato. Il nostro obiettivo è stato quello di mettere ad uno stesso tavolo lavoratori ed aziende per trovare un terreno comune per instaurare un dialogo».

Tiberio Rabboni, Presidente OI Pomodoro da industria Nord Italia, ha proseguito: «Vorrei ricordare che a fine maggio di quest’anno abbiamo siglato un protocollo d’intesa con l’associazione Terra! per divulgare il progetto Di.Agr.A.M.M.I. Nord in base al quale ci siamo impegnati a promuovere questa opportunità presso i nostri associati agricoli e industriali. La nostra mission per i temi che interessano questo incontro è quella di un soggetto terzo rispetto alla parte agricola e rispetto alla parte industriale, improntata alla trasparenza, alla correttezza e alla lealtà. Ovviamente ci occupiamo di coordinamento dei disciplinari, di innovazione e di produzione integrata. Ci occupiamo di strumenti di filiera, stiamo lavorando all’utilizzo delle immagini satellitari per poter leggere in tempo reale le superfici coltivate e il loro andamento culturale. La competizione tra industrie e agricoltori sia necessariamente sulla qualità ma non sul ribasso dei costi e su comportamenti sleali e non corretti. Competiamo all’esterno con produttori concorrenti ma sulla qualità, sulla sostenibilità e sull’eticità della produzione. Non competiamo tra di noi al ribasso. Abbiamo accolto con molto favore la proposta dell’associazione Terra! di collaborare allo sviluppo dell’implementazione territoriale del progetto Di.Agr.A.M.M.I. Nord. Il valore aggiunto su cui la nostra filiera punta è la qualità, l’eticità e la sostenibilità. Abbiamo aderito al vostro progetto non solo per dare una mano a queste persone a trovare un’occupazione legale garantita dal punto di vista contrattuale e dei diritti. Vogliamo essere protagonisti di un’azione concreta a favore delle vittime. In questi giorni abbiamo scritto una lettera alla Regione Emilia-Romagna e agli assessori, chiedendo di fissare un incontro per presentare questa esperienza e per chiedere loro di farsi carico di questa parte per il 2023 e gli anni successivi».

Daniele Caucci, Coordinatore Di.Agr.A.M.M.I. Nord per l’associazione Terra!, ha aggiunto: « Il prezzo si fa sulla qualità non sulla quantità. Parlare di costi spesso vuol dire persone e non solo energia. Andando sotto i costi si verifica lo sfruttamento che vediamo andando in giro. Parlando di filiera ci sono tanti pezzetti che si conoscono tra di loro. Noi abbiamo cercato di vedere la filiera nella sua complessità ed in alcuni casi abbiamo colto le possibilità di interazione. Il protocollo nasce dal fatto di conoscere i vari pezzetti della filiera e di avere un’opportunità per incontrarci. Il 19 maggio firmiamo questo protocollo e raccogliamo la disponibilità da parte delle aziende associate. Abbiamo incontrato le aziende per cercare di capire quali fossero le loro esigenze. Abbiamo dovuto affrontare le criticità che è bene tenere a mente quando parliamo di futuro o altre progettualità. La professionalizzazione di queste persone, dei lavoratori in generale, che siano stranieri o meno, credo sia lo strumento principale per emanciparsi da un possibile o probabile sfruttamento lavorativo».

Vincenzo Castelli, Coordinatore Progetto Diagrammi Nord, ha raccontato : «Di.Agr.A.M.M.I. Nord è una narrazione molto articolata e complessa. Ha avuto luci e un grande esito, ma anche criticità. Il progetto ha permesso a mondi differenti e molto distanti nella strategia di lotta allo sfruttamento lavorativo in agricoltura, di incontrarsi. Mondi che vengono dalla cooperazione sociale, dal sindacato, dal settore accademico della ricerca, dal mondo datoriale e dalle associazioni. Mettere insieme questi segmenti e modalità d’essere non è stato molto semplice. Un impegno considerevole che ha dato luogo a sinergie culturali. Abbiamo compreso l’importanza del coinvolgimento attivo delle imprese agricole».

Giulia Micozzi, Referente OIM – Organizzazione internazionale per le migrazioni – ha precisato: «Imprese e diritti umani è un binomio, una coppia di concetti che vanno bene insieme, condivisibili, ma spesso manca l’applicazione concreta e reale. Tutte le aziende che lavorano nelle varie fasi nel loro operato quotidiano hanno un impatto determinante e significato sui diritti umani a livello economico, sociale e ambientale. Ci sono impatti positivi e negativi. È chiaro che se siamo qui oggi è perché negli ultimi anni stiamo facendo esperienza di un progressivo sviluppo verso un modello di business diverso e sostenibile che si impegna a creare lavoro per tutte le parti coinvolte. Questo significa che le aziende hanno dei vantaggi concreti a promuovere e valorizzare i diritti umani all’interno della propria filiera. Promuovere la figura del lavoratore e dei suoi diritti crea un ambiente sano, produttivo e una migliore gestione del personale. Se ci pensiamo, il luogo di lavoro fisico è il luogo dove i lavoratori spendono la maggior parte della loro giornata e dove si sviluppano le relazioni sociali e la pratiche di integrazione. Non possiamo parlare di imprese virtuose, di imprese sostenibili e di sviluppo sostenibile se lasciamo indietro la parte dei diritti umani di ogni singolo lavoratore».

Ed ancora Daniele Ara, Assessore del Comune di Bologna, ha continuato: «Parlare di agricoltura a Bologna ci permette di indirizzare i cittadini verso un nuovo tipo di sviluppo agricolo dal punto di vista sociale e ambientale. Cerchiamo di coordinare al meglio tutti gli attori che si occupano di cibo e agricoltura per dare un senso più unitario al tema. Il caporalato è un fenomeno che riguarda anche la nostra regione. È molto importante parlare del settore primario e di tutti gli aspetti dell’agricoltura, non solo delle mode passeggere. Abbiamo bisogno di un sistema agricolo innovativo ed efficiente che racchiuda i valori del rispetto del lavoro e dell’ambiente».

Marco Rinaldi, Coordinatore Diagrammi Nord FLAI-CGIL Emilia-Romagna, ha coinvolto i presenti in un’analisi di contesto: «Il sindacato storicamente ha sempre lavorato in partenariato. Sono 120 anni che ci occupiamo di sfruttamento lavorativo. Ci siamo accorti che bisognava aggiungere dei pezzi a questo partenariato e ulteriori punti di vista. Ci siamo mossi sul segmento della tutela delle vittime dello sfruttamento lavorativo. Le attuali fragilità le troviamo nella manodopera straniera. Spesso abbiamo incontrato delle persone che oltre a essere sfruttate non hanno poi modo di rivendicare i loro diritti. Stiamo tentando di migliorare questo meccanismo attraverso la tutela a tutto tondo dello status giuridico e della presa a carico in modo che il lavoratore possa avere un’esperienza regolare in Italia».

Anna Stella e Valerio Rocchi, Azienda Le Due Valli, hanno concluso la giornata formativa affermando che: «Abbiamo capito che per valorizzare il lavoro agricolo l’unica strada da intraprendere è quella di dare qualità al prodotto. Siamo leader europei del pomodoro biologico e da qui abbiamo continuato a crescere nella qualità che vogliamo dare ai nostri clienti. Le strade dell’etica ambientale e lavorativa sono strade fondamentali da dover percorrere. Il lavoro etico non ha un costo, è un bene che va condiviso e sviluppato correttamente senza risultare un peso per l’azienda. Il progetto Di.Agr.A.M.M.I. Nord si sposa perfettamente con la nostra etica e idea lavorativa. Il vostro progetto deve essere portato avanti perché può dare un grosso aiuto alle imprese».

Una filiera sana e trasparente permette di raggiungere nuovi livelli di sostenibilità, sviluppo, responsabilità ambientale e soprattutto sociale. Le aziende hanno un ruolo strategico nella promozione  di un lavoro dignitoso sia per le imprese sia per i lavoratori che vi sono impegnati quotidianamente. I presenti sono giunti alla conclusione che grazie al lavoro le persone entrano a far parte del tessuto sociale locale, si integrano e sviluppano una dignità a livello umano e professionale.

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