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Presentate le ricerche a cura di Ismu e Parsec

Presentate le ricerche a cura di Ismu e Parsec

Nell’ambito delle attività di capacity building del progetto Di.Agr.A.M.M.I. Nord, venerdì 9 novembre 2022 si è tenuto il workshop di approfondimento e presentazione delle ricerche promosse da Ismu e Parsec. Il lavoro di ricerca si è sviluppato a diverse intensità andando a valorizzare diversi attori che di volta in volta hanno collaborato sia in forma autonoma sia in correlazione tra di loro.

Valeria Alliata di Villafranca, Fondazione ISMU, in apertura dei lavori ha affermato: «Per noi questo progetto è un’occasione di approfondimento del fenomeno del caporalato e dello sfruttamento lavorativo. Sia nella parte quantitativa della ricerca sia nella parte qualitativa ci siamo confrontate con Parsec proprio per poter eseguire una metodologia comune e creare delle basi di confronto tra i dati che emergono e sono emersi nel contesto lombardo e in quello laziale. Oggi faremo una ricostruzione di quello che è lo scenario agricolo lombardo e ricostruiremo la presenza dei lavoratori stranieri nel mercato del lavoro in modo da poter fornire una fotografia dettagliata, individuare le aree a maggior rischio di sfruttamento e disegnare anche il profilo delle potenziali vittime. Analizzeremo diversi fattori che a livello locale possono produrre e riprodurre condizioni di esposizione al rischio di sfruttamento. La Lombardia si conferma la regione a più alto tasso di presenza di cittadini stranieri. Risulta che c’è una forte presenza di pakistani, marocchini, indiani, senegalesi e una presenza significativa di bangladesi. Abbiamo individuato i periodi in cui si verificano i fenomeni di sfruttamento».

Paola Pologruto, Fondazione Ismu, ha proseguito: «Spesso la discontinuità dei contratti di lavoro coesiste proprio con la continuità del rapporto di lavoro. C’è qualcosa che non quadra in questa prevalenza di contratti soprattutto tra gli stranieri. Nel 2021 su 175 ispezioni effettuate è stato definito un tasso di illeciti del 54,29%. Le irregolarità vanno dal lavoro grigio, alle violazioni in materia di orario di lavoro a quelle in tema di salute e sicurezza. Lo sfruttamento in Lombardia esiste e questo è un valido motivo per attivarci maggiormente. il grigio è altamente diffuso in Lombardia. Il ricorso al lavoro degli stranieri in Lombardia rappresenta la conseguenza dei cambiamenti socio demografici subiti dal territorio, in particolare dalla carenza di manodopera per mansioni divenute meno appetibili per gli italiani. La condizione lavorativa ed extralavorativa della maggioranza degli stranieri impiegati in agricoltura in Lombardia ci restituisce ancora una volta tutte le criticità di sistema tra cui la precarietà dello status giuridico, il deficit delle politiche abitative, l’inadeguatezza del collocamento pubblico che si configurano come altrettanti fattori che favoriscono il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori e lo sfruttamento che non risparmia nessuna regione».

Emiliana Baldoni, Parsec, ha aggiunto: «Fermo restando che il fenomeno colpisce in maniera trasversale diverse nazionalità, sono stati riconosciuti tre gruppi come più vulnerabili allo sfruttamento: indiani, bangladesi e gli africani provenienti dall’area subsahariana. L’ingresso dei cittadini avviene per la maggior parte con visto regolare pagando un debito alla rete di trafficanti. I cittadini indiani non passano attraverso i centri d’accoglienza non avendo occasione di fare un percorso di integrazione all’interno delle strutture. Diversamente gli africani hanno maggiori possibilità di iniziare percorsi di integrazione all’interno di queste strutture. C’è una fase preliminare che prevede l’osservazione e l’analisi del territorio e del contesto rurale in cui vivono le popolazioni migranti, l’identificazione delle potenziali aziende che potrebbero violare i diritti dei lavoratori, tutti i servizi territoriali e l’identificazione dei luoghi strategici e dei centri di culto, ma anche dei luoghi di aggregazione. L’emersione è lo strumento principale costituito dall’unità mobile di contatto attraverso équipe multidisciplinari che effettuano tre uscite settimanali».     

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