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Straniero nella mia nazione. Intervista a Luca Neves.

Straniero nella mia nazione. Intervista a Luca Neves.

E la mia posizione è di straniero nella mia nazione.

Sangue Misto 1994

Straniero nella mia nazione. Intervista a Luca Neves.

Giovedì 8 ottobre 2020. Sono trascorsi pochi giorni dall’approvazione delle modifiche ai cosiddetti Decreti Salvini.

Dopo una pandemia globale, a che punto è la riflessione italiana su questi temi?
Ad esempio: la subordinazione del permesso di soggiorno ad un contratto lavorativo, il mantenuto impianto di perseguibilità delle navi ONG e dell’ irregolarità, il mancato trasferimento delle competenze in materia di accoglienza ed integrazione al Ministero delle Politiche Sociali, il controllo nei confronti di tutti coloro che protestano prendendo parte a blocchi stradali o picchetti.

E la cittadinanza?
L’ 8 ottobre 1988 nasceva in Italia Luca Neves da genitori capoverdiani. In occasione del suo trentaduesimo compleanno, e a pochi giorni delle modifiche ai Decreti Salvini, decido di intervistarlo. Luca è uno chef ed un cantante. E, ormai da oltre dieci anni, denuncia il labirinto burocratico che a diciotto anni gli impedì di acquisire la cittadinanza italiana.
La storia di Luca è stata argomento di dibattiti televisivi e raccontata da vari media giornalistici. Ha la fattura di tutte le storie di resilienza.

Un passo indietro:
I nati in Italia da genitori regolarmente residenti possono richiedere la cittadinanza entro un anno dal compimento dei diciotto anni (Legge 91/92). Luca raccoglie in ritardo i documenti necessari. È questione di una manciata di giorni, ma la legge è perentoria. La sua nascita è avvenuta all’Ospedale Regina Elena di Roma nel 1988, ma Luca non rinnova il permesso di soggiorno e così arrivano un foglio di via, momenti di tensione all’Ufficio Immigrazione, la prospettiva dell’irregolarità. Fortunatamente arrivano anche amici, gente che lo sostiene e si adopera per impedire che resti da solo nel tortuoso iter che lo attende.

SD Ciao Luca, che bello! Grazie del tempo che mi dedicherai. Se non sbaglio devo farti gli auguri di buon compleanno! Spero di non coglierti già nel pieno dei festeggiamenti.

LN Ciao, Grazie a te, ti ringrazio per gli auguri.

SD Ho conosciuto la tua storia tramite interviste precedenti, ti chiedo se hai voglia di dirmi in due righe come ti racconteresti oggi tu, 8 ottobre 2020. In passato ti è capitato di sentire raccontare male la tua storia, percependo una distanza con chi ti ascoltava?

LN Mi sento un sopravvissuto. E sì, è accaduto che incontrassi giornalisti che mi intervistavano solo per l’interesse del momento e basta. Me ne sono accorto, lo sentivo mentre parlavamo. E sì, è capito anche che venisse raccontata male. Ma non da giornalisti. Da persone che mi conoscono, che dicono che dormivo… che ho perso tempo – ma a 17 anni e dopo una situazione familiare brutta.

SD Ho letto spesso che la rincorsa alla cittadinanza è una rincorsa all’identità. Mentre io credo che una fortissima identità anche “gli irregolari” la abbiano, a prescindere da certe carte, certe burocrazie. Tu cosa pensi?

LN Bravissima. Esattamente. Sono pienamente d’accordo. Io ritardo di un mese, ma con il mio estratto di nascita in mano. E per un mese di ritardo non puoi più darmi la cittadinanza! A diciotto anni un individuo coscientemente decide se prendere la cittadinanza del paese in cui è nato o del paese di origine dei genitori. IO COSCIENTEMENTE ho deciso di prendere la cittadinanza italiana, e ci sono stati mille blocchi e ostacoli.

SD Cosa stai facendo per ora? Ho visto sui social che stavi lavorando con un team newyorkese… non darmi anticipazioni se a breve lancerai tu stesso il progetto al pubblico! Magari fammi uno spoiler sui tuoi progetti futuri, lavorativi e artistici. ‘Mentre guardi sempre dritto nonostante tanto affanno’ come dici nella tua canzone ‘La mia città’.

LN L’affanno ce l’ho sempre, non è mai finito. Ci sono molti progetti. Sicuramente un programma, tramite youtubers, sto capendo come fare. Sulla “cucina della sopravvivenza”, ovvero quando si rimane a casa con pochi ingredienti: o si compra subito la pizza o possono nascere dei piatti. Quindi saranno puntate dove rifarò i piatti dei tempi brutti, quando non c’era niente. Si rivelavano i piatti migliori. Con pochi ingredienti si cucina con più attitudine. The Kitchen Survivor con Chef Neves, riformulando con gli ospiti i piatti di quando si vive in difficoltà.
Poi, sta per uscire una mia canzone con un grandissimo artista italo-egiziano. Non posso dire di più! Parleremo di Roma, il 12 abbiamo le riprese del videoclip. Quando senti la tua stessa traccia e hai i brividi… hai fatto bingo! Sono contento. Sì, c’è questa “cosa” con un team di NewYork, della Germania, della Francia. Ma poi vedrai! Ci sono belle connessioni.

SD Se sei d’accordo, per salutarci, ti farei due brevi domande: Qual è stata la persona più bella che hai incontrato in questi anni? E qual è stata la frase peggiore che hai dovuto sentirti dire e smontare? Visto che sei oltre che chef e cantante, anche un cittadino italiano che si impegna.

LN La persona più bella? Matteo Salvini quando sono stato in TV! (Ride) No, assolutamente. Il mio produttore, Stefano Bartolucci aka Steven One, mi è sempre stato vicino in una maniera unica. Con la sua famiglia e la sua mamma che addirittura voleva adottarmi. E poi la mia ragazza, che mi ha portato tanto sole, è lei il Sole: Hélène. La frase peggiore? Quando da un altro immigrato di colore mi sono sentito dire: “Vediamo se noi italiani riusciamo a farti avere un documento”. Perché l’ha detto provocandomi, come una sfida. Un’altra è stata “Devi aspettare qua” nella celletta della questura, fu bruttissimo. Ah! Poi c’è anche “conti meno di uno zingaro ed un nero arrivato col barcone”. Ma a frasi come questa non si risponde, si smontano con i fatti ogni giorno, tutti insieme. L’ultima frase è: “Ti dovresti sposare”. E invece prenderò tutto quello che è mio e che mi spetta da solo, perché io ho diritto ad un documento. E lentamente sto riuscendo a fare tutto ciò che desidero.

SD Ti ringrazio tantissimo Luca, ti auguro il meglio.

Hanna Arendt ha scritto che il mondo comune è ciò che noi abbiamo in comune non solo con quelli che vivono con noi, ma anche con quelli che c’erano prima e con quelli che verranno dopo di noi e che un tale mondo quindi può superare il ciclo delle generazioni solo nella misura in cui appare in pubblico1. Per questo ho sentito l’esigenza di contattare Luca, ascoltarlo e raccontare di lui oggi. Il concetto di cittadinanza è un processo collettivo e culturale, di cui siamo tutti artefici.
Ius soli, Ius sanguinis, Ius culturae… la cittadinanza è un diritto? È un premio? È una conquista? Suscita scalpore e diventa trending topic solo quando tange calciatori di serie A?

Luca Neves prima di salutarmi si è preoccupato di chiedermi se in Calabria potessi avere bisogno di lui per qualche progetto sociale e di integrazione. Magari per un laboratorio di cucina fusion. Mi ha detto che ha bisogno di lavorare e collaborare. Intrecciare relazioni. È un cittadino attento ed è un artista. E credo sia stato il filosofo francese Gilles Deleuze a dire: “Quando si crea, si (r)esiste”.

1 Arendt, H., The Human Condition, 1958

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